martedì 8 febbraio 2011

Saggio breve

Ho lavorato sul saggio di Elisa qui di seguito, indicando in corsivo qualche passo da migliorare, sostanzialmente a livello di lessico.
Per il resto il saggio appare ben fatto, nel senso che individua una tesi e la sviluppa correttamente e con un linguaggio chiaro. Se ha un limite è però quello della conclusione, un po' frettolosa (la trattazione in ogni caso non è molto estesa).
La scrittura, in effetti, purtroppo non ammette stanchezze. E' esigente.

Brava Elisa a postare, e nel complesso brava anche a scrivere (in un modo che comunque si può migliorare)
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Titolo: Crisi dell'intellettuale
Distinatario: Giornale scolastico

Tra il Settecento e l'Ottocento si ha una profonda crisi nella figura dell'intellettuale. In questo momento storico si può vedere un mutamento radicale nella di numerosi stati europei, scompaiono quasi totalmente le antiche corti in cui il signore si circondava di artisti di ogni tipo. Questo mutamento porta la scomparsa degli intellettuali di corte, la quale potrebbe essere scaturita anche da un nuovo concetto sviluppatosi in quel periodo, il concetto di patria. Foscolo è il primo a parlarcene. Egli infatti nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis dice “vuoi tu ch'io accatti protezioni ed impieghi in uno stato ov'io sono reputato straniero e donde il capriccio di ogni spia può farmi sfrattare?”
Emerge quindi un nuovo tipo d'intellettuale, quello militante. Questo può essere definito un uomo impegnato, ovvero colui che entra nella vita pubblica del proprio paese e scrive opere che riguardano fatti storici, come il Cinque maggio manzoniano, o fatti politici. Quest'uomo è quindi quello che tenta di vivere con il proprio operato, come ci dice Luperini “anche in Italia si pongono le condizioni per l'affermazione dello scrittore di professione che vive del proprio lavoro o usufruisce dell'impiego nell'industria del libro.[...] I processo di formazione del moderno mercato editoriale e quindi dello scrittore professionista, in Italia, nei primi decenni dell'Ottocento, è appena agli inizi e incontra ostacoli nell'arretratezza del paese”.
Foscolo afferma anche che in quell'arco di tempo l'intellettuale preferisce abbandonare il paese piuttosto che rinnegare i propri ideali, infatti nell'Ortis esprime tutto il suo risentimento nei confronti della politica ingiusta, quella napoleonica in Italia.
Altro grande autore che parla della situazione dell'intellettuale è Goethe ne I dolori del giovane Werther, egli dice che “tutti gli uomini straordinari i quali hanno compiuto qualcosa di grande […] sono sempre stati diffamati come ubriachi e pazzi”.
È vero sì che in questo periodo l'intellettuale ha subito una profonda crisi, ma è anche vero che allargando i propri orizzonti ha trovato molta più fama e molta più approvazione, soprattutto nel pubblico borghese.

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