martedì 7 dicembre 2010

Chi viene con me, a camminare sul filo?


Mentre siete a scuola, io sono qui e anche lì, potenza della lirica (va bè, non c'entra ma è il verso di una canzone).
Ieri ho partecipato ad un seminario, promosso da un'organizzazione di insegnanti, dal titolo "La scuola cambia?". Nel suo intervento Benedetto Vertecchi (non vi dico chi è, semmai lo cercate da soli) ha ribadito, articolandolo con esempi, quello che aveva già scritto sulla rivista "Insegnare" (o almeno io l'ho letto lì) e che se non sbaglio vi avevo già citato in classe. Dopo essersi rifiutato di definire "riforma" le ultime iniziative di legge a firma Gelmini, Vertecchi ha definito la scuola italiana un sistema "regressivo" (cioè che torna indietro), contrapponendolo ai sistemi "virtuosi". Nei sistemi virtuosi, la scuola ha i tempi lunghi dei laboratori, di attività pomeridiane che vedono protagonisti attivi gli alunni, comprese attività ludiche. Nei sistemi virtuosi (e ha citato di nuovo la Finlandia...) la scuola dura molte ore ed è "sede di interazioni" (cioé di legami e scambi, di intrecci e scoperte condivise) perchè è attarverso le "interazioni" che i ragazzi assimilano conoscenze e sviluppano competenze, in più stanno bene a scuola e si fidano degli insegnanti - aggiungo io.
La scuola italiana non è così, e lo è ancora meno a prtire dagli ultimi provvedimenti di legge. A parte che ci sono pochissimi soldi per aprire le scuole il pomeriggio (pagare bidelli e docenti), consideriamo la norma delle ore da 60 minuti. Ha come sfondo "culturale" il giudizio negativo nei confronti dei docenti: siccome siamo dei "fancazzisti" (l'elegante neologismo non è mio), era per molti intollerabile l'idea che ci fosse uno "sconto" sulle ore, come se il nostro lavoro fosse monetizzabile nel numero esatto di secondi che passiamo in classe, come se non fosse lavoro il fatto che poi, suonata la campanella, ci si attarda a scuola per sbrigare sempre qualche faccenda scolastica, per mostrare un compito ad un alunno, per parlare con i colleghi di qualche problema, per fare fotocopie, per scrivere al pc i testi delle verifiche, per compilare i registri, per mettere a posto compiti, ecc. Inoltre, proprio il recupero di quei 5 minuti, permetteva ad alcuni docenti di "inventarsi" qualcosa, per esempio io negli anni passati ho utilizzato il recupero orario per ore aggiuntive di italiano rivolte a una ragazza straniera, di latino per il recupero e altro. In linea teorica sarebbe possibile anche adesso ridurre le ore a 55 o 50 minuti, ma poi tutti fino all'ultimo secondo, dovrebbero essere recuperati con ore pomeirdiane. E con questo clima di svalutazione continua del nostro lavoro, quale docente è disposto a tornare (o a restare) a scuola di pomeriggio senza ricevere un euro di più? I collegi votano quindi per le ore da 60 minuti...
Ma le ore di 60 minuti, coniugate all'orario dei docenti di 18 ore piene (senza disposizioni), alle restrizioni in termini di condotta o voti, tutto questo ha una valore anche simbolico: state fermi buoni e zitti nelle classi; non fate altro, non vi inventate altro, trasmettete conoscenze. Travasatele, come nel buon tempio antico.
La questione aprirebbe dibattiti infiniti, a partire dal fatto che poi, una scuola così, magari riuscisse a "travasare conoscenze"! Già sarebbe un risultato.
In reatà una scuola così (così distante dai "nuovi adolescenti" e dai "nativi digitali", così vecchia e chiusa nella sua struttura, così troppo simile al buon tempo antico) nella maggioranza dei casi trasmette conoscenze sono formalmente, vorrei dire "burocraticamente", sui registri compilati e i programmi consegnati a fine anno. Molto spesso, in una scuola così, gli alunni studiano (quando va bene) per la prestazione; sono concentrati sul voto da prendere, e basta. Svolto il compito, resettano. E allora che senso ha?

E qui si inserisce una bella domanda: sì, ma sic stantibus rebus come possiamo reagire? quali soluzioni proporre?
La prima potrebbe essere, ovviamente, la scrollata di spalle, il buon vecchio modo di dire: "tanto le cose non cambieranno mai". E poi a seguire: "Tanto io che posso farci". "Ma poi a me chi me lo fa fare." ecc.
Io direi che ce lo fa fare la dignità, il senso di responsabilità, e infine, e soprattutto, la bellezza di capire e sperimentare, capire e cercare di orientare.
Così questa soluzione non mi piace, ma neppure la seconda, quella di rifugiarsi in uno sterile ribellismo, tanto più se non è argomentato ma solo "urlato", in modo scomposto e spesso anche volgare.
In una scuola "virtuosa" e non regressiva, in una scuola delle "interazioni", nei momenti di pausa o ludici, S. giocherebbe a biliardino con i prof. Condividerebbe l'ascolto di qualche canzone che lei ama, avrebbe il compito di organizzare una festa, che so, e forse, nel frattempo, assimilerebbe conoscenze. Ma la nostra scuola non permette questi spazi, è un dato di fatto. In questa scuola, ribellarsi alla noia o al disappunto con l'aggressività non risolve niente e non porta da nessuna parte, se non verso la bocciatura. Rinnovo la domanda a S. ( e ad altri in classe): questo che senso ha?
Quindi io vedo una terza soluzione, difficile, faticosa ma in linea con l'affermazione geniale di Gianni Rodari, per cui "le cose belle sono difficili".
E cioè camminare sul filo. Alzarsi su, puntare in alto e come un equlibrista tentare di fare due cose insieme: prendere atto dell'esistente, e cioè e vivere la scuola hic et nunc, così com'è, ma poi sottotraccia, svicolando, entrando dalla finestra se non ci vogliono fare entrare dalla porta, provare a fare altro.
Non mi vogliono fare interagire con voi se non nelle ore di "lezioni" da 60 minuti? e io mi invento il blog.
Quando uso il mio tempo per scrivervi, nessuno mi paga? E a me non importa, perché mi piace.
Vogliono che io faccia lezione basta? io faccio lezione, ma parlando di Augusto, parlo anche dell'oggi, attualizzo, tento di scrollarvi, di stimolarvi.

Ma a questo punto, il punto è un altro. Quello che faccio io, lo so, non serve elencarlo.
Ma quello che fate voi?
Che misura di passività o al contrario di consapevolezza ci mettete?
Se alcuni alunni insofferenti sapessero argomentare, se leggessero, se avessero l'abitudie a scrivere, se sapessero usare le parole, allora forse metterebbero davvero in difficoltà la scuola, e in crisi i professori, ma quasi sempre gli stessi alunni non sanno argomentare, se non con i soliti discorsi e i soliti luoghi comuni, oltre che con aggessività verbale, cosicché in realtà la loro protesta è sterile e si ritorcerà contro di loro.
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In questo blog partecipate poco (o meglio, in pochi).
Se non è uno strumento interessante, ditelo. Usate le parole, perchè il silenzio è ambiguo per definizione, è imbelle per natura.

In ogni caso, questo non è nemmeno un post. Questo è un compito. Nel mio camminare sul filo infatti, ora vi "assegno" qualcosa da "fare": chi in rete, chi su quaderno con inchiosto e penna d'oca (altro che nativi digitali) chi con 10 minuti di mimo in classe, un fumetto, una canzone, un poema in endecasillabi sciolti (che ora dovreste sapere in cosa consistono - travasare conscenze è utile comunque), come vi pare, ma questa roba che ho scritto va commentata dagli alunni di IV G, tutti.

A proposito: si vede che Marika non è fra quelli che studiano per le prestazioni... Di "aggiustare il voto" a lei non serve.
Immagino che lo faccia per gusto e per originalità sua, ma mi ha proposto una tesina sul Rinascimento con videogioco. E io sono straordinariamente cusiosa di vedere che combina Marika con il Rinascimento ed un videogioco...

17 commenti:

  1. E' bello dire che le cose vanno male, credo che le persone provino un vero e proprio orgasmo mentale nell'incolpare qualcuno, nel dire: "non è mia la responsabilità" oppure che ormai è tardi per cambiare le cose, è colpa dei politici, non ci sono più le mezze stagioni ma soprattutto (la mia preferita), ce l'hanno tutti con me.
    Questa condizione di rassegnazione e impotenza porta ad auto convincersi che ormai non si possa cambiare nulla, le cose sono così. Amo vedere la gente che dice che tutto va male che si crogiola nei problemi che la circonda e non fa assolutamente niente per cambiare la sua condizione, questa forma "d'infermità" mi affascina da morire potrei restare ore ed ore ad ascoltare gente che si lamenta ma poi resta nel suo brodo di nullafacenza. La maggior parte della gente che si lamenta forse non ci ha mai provato a risolvere un "problema", potrebbe essere un'azione che richiederebbe uno sforzo maggiore rispetto a quello di lamentarsi, ergo, meglio lamentarsi.
    Comunque secondo me il blog non è una perdita di tempo, sarà che ci ho preso gusto...
    Affrontare il liceo solo per uscire con un voto alto perché così quando si faranno i test d'ammissione per l'università si potrà avere un punteggio più alto anche se poi si esce immaturi e non si è "cresciuti" e il quattordicenne brufoloso in preda ad una tempesta ormonale che prende tutti votoni non diventa adulto, beh anche se uscisse con 100 credo sia un fallito.
    Se oltre ai 60 minuti che MaryStar ci somministra nulla ci toglie che possiamo sempre fare qualcosa di più, io ci stò.

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  2. Io non sono d'accordo con ciò che dice Francesco e la professoressa riguardo la questione dei voti. Credo che i voti siano oltre ad una soddisfazione personale un punto di riferimento nella nostra condizione di studenti!!!
    studiare non è prendere un bel voto...
    studiare non è far finta di prendere un bel voto…
    studiare è crescere...
    studiare è riempire tanti piccoli cassetti nella nostra mente...
    studiare è saper leggere e capire...
    studiare è la capacità di guardarsi dentro...
    studiare è crescere con se stessi, con gli altri, con i tuoi amici...
    studiare è vivere insieme per confrontarsi....
    studiare non significa libri o necessariamente libri...
    studiare è sorridere per uno scopo...
    studiare è …
    vogliamo continuare?
    Potrei fare un elenco lungo chilometri e neanche Fazio e Saviano avrebbero avuto spazio per farmelo leggere!
    L'università?
    E chi pensa all'ammissione!!! se dovessimo fare di tutto uno unico scopo vivremmo come robot programmati!!
    io studio, anche se non troppo forse, ma per me , per il mio essere, per farmi un'idea di ciò che è stato e di ciò che mi aspetta!
    E studio anche per la soddisfazione di prendere un bel voto!!!

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  3. Non metto in dubbio che dovremmo andare a scuola per un bagaglio di studio personale.Però vorrei far notare una piccola cosa, se siamo davvero la generazione tecnologia e digitale,penso che la scuola è NOIA! A prescindere del voto o meno, ma se iniziassimo a cambiare il modo delle lezioni come abbiamo fatto con la prof.ssa Rocchi o con la Di Chiara cioè usare le tecnologie, nuovi metodi di apprendimento ecc.. Penso che inizieremmo tutti a seguire le lezioni. Onestamente stare 5 ore seduti a scaldare il banco e seguire tutte le ore i prof che spiegano allo stesso modo è MOLTO stancante!
    Inoltre vorrei precisare una cosa ad Elisa sono molto d'accordo che non bisogna studiare per un voto bello e per pensare al futuro, ma vorrei farti notare che l'Italia è questa! In Italia non guardano se tu sei acculturato o meno, se vuoi prendere una strada devi solo avere gli agganci giusti e i progetti giusti, perché se no ti ritroverai a fare per tutta la vita un lavoro che non ti è mai piaciuto!

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  5. paolarocchi ha detto...
    Condivido in parte quello che ha scritto jessika ( e vi ringrazio tutti del contributo - che per alro sarà obbligatorio :-).
    Posto che credo che sia inevitabile e giusto l'inserimento delle ITC a scuola come Jaessika indica, io non lo collegherei necessariamente con la "pesantezza" di ore senza ITC. In verità credo che sia anche una questione di personalità. "Ai miei tempi" (sic) c'erano persone che tolleravano allo stesso modo male le 5 ore seduti ad ascoltare, sebbene non conoscessero cellulari o pc. Io invece non lo avvertivo come pesante, credo anzi che in generale stessi molto bene a scuola (ed infatti ci sono tornata...). Quindi stare bene o male seduti 5 ore forse dipende anche un po' da chi siamo e dai bisogni che sentiamo, cose per altro che vanno comprese e rispettate (ma anche "aggiustate" se non sono funzionali..). Per altro se ho deciso di inserire questa modalità (CHE A GENNAIO DIVERRA' LABORATORIO, ANCHE A SCUOLA, UN'ORA A SETTIMANA PER 18 SETTIMANE)non è nemmeno tanto per introdurre elementi di leggerezza, ma proprio per usare e riflettere su uno strumento assolutamente rivoluzionario qual è il web.
    Il commento di Elisa mi dà invece la possibilità di chiarire che mi riferivo a coloro i quali si concentrano "quasi esclusivamente" sul voto, anche senza neppure pensarci, e magari proprio sulla sufficienza che serve ad andare avanti, con qualsiasi mezzo.
    Per il resto è ovvio che anche il voto fa la sua parte, ma credo più all'università. Lì è veramente importante, tanto che può determinare una carriera, un'assunzione.
    Se io sono risultata vincitrice di concorso (scuole medie e licei) forse è anche per la lode aggiunta al 110. Pensate che solo quella valeva 6 punti nel punteggio finale del concorso. Cioè chi aveva la lode, partiva 6 punti avanti a tutti gli altri.
    Ma certo quella lode fu conquistata. Studiavo molto, con passione, con senso critico, senza guardare se fosse sabato oppure lunedì...
    Studiavo così forse anche perchè avevo scelto la facoltà giusta, quella per me più affine.
    Perchè avevo capito chi ero (un po', ancora in modo confuso...)e avevo rispettato questo mio essere. Dopo il liceo, vi sarà essenziale farlo.
    Il liceo è il luogo in cui dovete cominciare a farlo.

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  6. un commento/domanda sarcastico a quello che ha detto francesco -> perché dici che il voto non conta poi così tanto e critichi i 'brufolosi' che escono con 100 ma poi non sono uomini maturi? non credi di comportarti anche te in modo immaturo, magari quando a volte prendi un voto invece di un altro, e ti metti a lagnare? allora fatti forza pure te, studia per imparare e invece di attaccarti al voto fatti prima una domanda 'ho capito?' se è si, non avrai problemi a migliorare.

    Quoto Jessica che dice che negli ultimi tempi la scuola è considerata 'una noia', questo proprio perché, come dice la professoressa, essa è più vista come qualcosa di obbligatorio, con gli alunni seduti per 5-6 ore a sentirsi spiegare le lezioni noiose dei professori. Se invece davvero facessero dei laboratori, secondo me noi studenti ci appassioneremmo di più alle singole materie, cogliendo fino in fondo l'utilità e la bellezza di ciascuna di esse.

    La cosa sconfortante è che il ministro dell'istruzione, più che salvaguardare la scuola, pensa prima a salvaguardare il proprio portafoglio.
    Inoltre quest'estate voleva far cominciare più tardi la scuola x incrementare il turismo in italia... ma del turismo non dovrebbe occuparsene Michela Vittoria Brambilla?

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  7. Risposta al commento/domanda di Giulia.
    Non credo che mi stia comportando in modo immaturo, non sto dicendo che la mia opinione sia condivisibile e giusta a priori, cerco di spiegarmi in altre parole, forse "orgasmo mentale" e "tempesta ormonale" hanno distolto l'attenzione del mio commento.
    L'avere voti alti non è sempre sinonimo di maturità, un 100 non è detto che sia un adulto, non necessariamente. Credo che ci troviamo in un sistema scolastico vecchio, non adatto ai tempi e alle persone che ne fanno parte.
    Un liceo secondo il mio modesto e inutile parere non è soltanto una scuola dove si assimilano nozioni ma un luogo che aiuti a crescere a diventare adulti, donne e uomini capaci di pensare non solo di conoscere la perifrastica o le leggi della termodinamica.
    Non credo di essermi mai attaccato ad un voto o per lo meno non lo sto facendo quest anno(non ho una grande memoria, posso sempre sbagliarmi) ciò non toglie che mirerò sempre più in alto a studiare studio, ma cerco anche altri stimoli che potrebbero aiutarmi a crescere.
    Per concludere, penso che i voti siano del tutto relativi, bisognerebbe non studiare in funzione di una valutazione ma per curiosità, per passione.
    Spero di essere stato per lo meno più chiaro e dannazione viva le critiche.
    P.S non mi recluto una persona colta o intelligente.
    P.P.S. non mi definirei colto e intelligente nemmeno se avessi tutti dieci, ho conosciuto persone con tutti 10 e non lo erano affatto. Preferisco la mia insaziabile fame di cultura che una valutazione.

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  8. Noto che la questione del voto vi tocca in modo particolare. Mi piacerebbe capire a fondo perché, sono curiosa - davvero. Se è bisogno di riconoscimento, se è sana ambizione, se è giusta meritocrazia, se è in fondo qualcosa che ha che fare con la logica dell'avere (ora esibisco un voto alto, poi un lavoro prestigioso ecc..) Penso che in generale sia sano desiderare di fare bene e prendere voti alti, come sia sano non starsi troppo a preoccupare, non so.
    Certo è che la scuola è importante, può anche condizionarci più di quanto possiamo immaginare..
    Per le questioni che abbiamo/avete posto sui laboratori, aggiungo però una riflessione.
    Se la scuola fosse solo laboratori, sarebbe apprendistato, sarebbe una bottega artigiana dignitosissima, straordinaria se pensiamo alle botteghe artigiane del Rinascimento dove si sono formati tutti i pittori; il fatto è che il Rinascimento è finito. Oggi non si può studiare attrarverso il "fare" se non c'è anche una parte teorica, credo,se non c'è anche la lentezza e la noia dello studio...
    Certo, bisognerebbe fare entrambi, ma allora il tempo scuola dovrebbe essere molto più lungo.
    In ogmi caso il problema che ponete è così serio che le stesse indicazioni europee si orientano verso "le competenze", più che le "conoscenze" (ed una competenza è saper fare una certa cosa utilizzando le proprie conoscenze, oltre alle proprie capacità).
    Ma qui casca l'asino, tanto per non uscire dal seminato.
    Anche le nuove indicazioni delle Nonriforma ci chiedono di lavorare per "competenze", ma per farlo ci vuole il tempo - di acquisire conoscenze e poi applicarle, di misurarsi con problemi che siano avvertiti come importanti (e spesso superare un compito non è avvertito come tale, ha piuttosto una percezione "strumentale"; si fa perchè serve per la scuola, ma non per la vita).
    Ma quante ore avremo avuto di scuola questa settimana noi? 2 (perché naturalmente sabato farete assemblea...)Che laboratorio si fa con 2 ore in una settimana?

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  9. Sfortunatamente parlando credo che il problema del voto sia irrisolvibile,poichè è il voto stesso il problema. Come posso dire è proprio il fatto di voler valutare una persona tramite un "qualcosa" di cosi sterile il problema principale. Voi professori quando andate a fare le nostre valutazioni non mettete "è simpatico,ma un po' maleducato etc." mettete un numero o una parola o una percentuale. Poi ci sarebbe pure da dire varie cose sul modo con cui il Professore/Maestro/Politici/O come volete chiamarli nei confronti di chi sta "sotto" di loro,a livelo sociale odierno della cosa. Poi sinceramente parlando per le elementari studiavo per il voto,infatti avevo tutti distinto e buoni. Però dopo un po' ho capito che era inutile come cosa poiché l'unica cosa che c'era era un numero,quindi ho iniziato a studiare per il puro gusto di sapere,lo so che tutti dicono "dovresti studiare di più". Ma per che cosa?Per un numero?Io preferisco avere il rispetto di una persona dopo che ognuno di noi due abbia conosciuto l'altro,e non attraverso una cosa cosi banale come il voto. Io voglio sapere non per poterne parlare non per ptermi vantare di sapere quello o quell'altro ma solo,e dico SOLO,per sapere,e quando sarà il momento di far conoscere quello che so,ben venga. La conoscenza non è una cosa che va subito detta,ma bisogna lasciarla un po' dentro di noi,in modo tale che attechisca e possa diventare un albero che avrà come fiori le idee e come frutti la vera sapienza,quella che rende bello il mondo e l'universo.
    Come già detto la Scuola poiché serve ad apprendere dovrebbe essere divertente,ma non so come fare non avendo le conoscenze necessarie per poterlo fare.

    Io pensavo di mettere un cartone animato che non è un semplice Anime ma Storia. In cui ci sono tutti i problemi da noi trattati. Ovvero GTO:Great Teacher Onizuka

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  10. Apprezzo il commento di Ludovico e di Elisa. Anche se non ho risposto subito al post, in questi giorni ho letto tutti i commenti formulando un mio giudizio presentabile ascoltando qualcuno di voi prima. Per quanto mi riguarda, io studio fondamentalmente per piacere personale. Sono giunto a questa conclusione anche ricordandomi di quando anni fa, ma come del resto anche oggi, al di là della scuola passavo qualche pomeriggio ad approfondire o talvolta studiare concetti o teorie di matematica, fisica o informatica (putroppo o fortunatamente questi sono i campi che più stimolano la mia curiosità). Ad esempio quando ero in primo oltre al programma di matematica (che per altro trovavo noioso ma necessario) ero continuamente ossessionato dal mondo della teoria dei giochi e delle probabilità (che si affrontano all'università) che studiavo ed analizzavo con costanza e metodicità nonostante non ci fosse nessuno che mi obbligasse o che mi valutasse. Quest'anno la mia testa e la mia attenzione fra le altre, e al di fuori del mondo scolastico , è anche posta sulle equazioni di campo di Einstein che mi spingono ad un desiderio, che chi non ha provato non può immaginare, a pensare ad una eventuale Teoria del tutto (scusatemi se mi sono dilungato su queste cose, penserete che sono pazzo!). Per quanto riguarda l'universo scolastico credo che sia necessaria una voglia di conoscere, seppur la maggiorparte delle persone trovi nel voto una gratifica del proprio lavoro svolto ( io per primo). L'introduzione del concetto di voto come gratifica implicherebbe anche il concetto di oggettività e di giustizia della valutazione ( Se ti meriti 4 no puoi avere 7..) e forse spiegherebbe la tendenza che la gente ha verso i voti alti ( nel senso critico verso le proprie valutazioni basse) in effetti nell'accettare un voto giusto serve l'umiltà di riconoscere le lacune del proprio lavoro. Concludendo credo che l’uso delle ITC sia una valida estensione dell’universo scolastico che ora ci stuzzica e ci rivela qual mondo non presente altrove, anche a casa nostra!
    P.S. : anche se il mio commento vista l’ora potrebbe non essere coerente... Prego di prenderlo in considerazione come pensiero personale fine a se stesso.

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  11. Filippo,secondo me è più che coerente ed è già un miracolo che sei riuscito a farlo cosi ben fatto nonostante l'ora. Potresti farmi un favore,come già detto,potreste evitare di usare il mio nome? Con fatto che lo presento a varia gente che conosco su MSN,cosi che la discussione si potraga ,questo Blog. E lo so che può sembrare strano ma non mi va che sappiano il mio nome. E non ti preoccupare non sei pazzo a voler fare qualcosa oltre la "scuola",in teoria la scuola non è un edificio ma è la vita stessa,in ogni cosa c'è una lezione da cui si può apprendere. Io mi ricordo che 7 anni mi leggevo i testi di filosofia di un mio vicino di 16 anni,anche se sinceramente parlando le idee sono rimaste ma non il nome degli autori,e secondo me sono più felici così che nel caso succedesse il contrario. Spero che capiate,vista l'ora,che probabilmente non sarò riuscito a corregere tutti gli errori grammaticali che avrò fatto in questo post

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  12. Innanzi tutto mi scuso del fatto che non ho commentato subito il post della professoressa, nonostante l'abbia letto un solo giorno dopo la publicazione,e soprattutto del fatto che sono stata poco presente nel blog (forse alcuni di voi mi capiranno se dico che avere un computer di circa 10 anni non aiuta).
    Comunque ho letto tutto l'articolo e anche gli altri commenti e sinceramente non sono riuscita a capire cosa mi abbia confuso così tanto, se la straordinaria potenza delle parole della professoressa o se le molte opinioni di tutti voi...
    Posso comunque esprimere un mio giudizio sul fatto dei voti.
    Concordo appieno con la "critica" che giulia ha fatto a Francesco riguardo ai "brufolosi": Francè, io personalmente conosco più di una persona che all'apparenza ha il viso devastato (e intendo veramente devastato)dai brufoli e che è uscito dal liceo con il massimo dei voti ma ti assicuro che sono delle persone estremamente mature, anche perchè se all'esame di maturità non dimostri maturità non credo che ti possano dare 100 (perlomeno secondo il mio modesto parere)!!!
    La mia personalissima opinione sulle valutazioni e se esse siano importanti oppure no è che...non so cosa dire!
    A volte penso che il voto sia importante poichè "quantifica" la tua bravura e la tua conoscenza.
    Altre volte invece, come dice la professoressa e come anche molti di voi la pensano, credo che non servano assolutamente a niente in quanto una persona può benissimo studiare per la singola prestazione e poi "rimuovere" tutto dalla mente. Forse questa seconda opinione è quella che più prevale in me, perchè una sensazione di profondo appagamento mi pervade quando magari spiego ai miei genitori qualcosa che loro non sanno e mi rispondono dicendomi di continuare così e che sono il loro orgoglio e il loro oggetto di vanità piu grande (insieme a mio fratello). Si! Ho deciso così! Ho deciso che questa riflessione è quella che più mi si addice nonostante in ques'ultimo periodo o, generalizzando ancora di più, in quest'epoca, molto spesso non sono i meritevoli a realizzare i loro sogni e a farsi strada nella carriera lavorativa, ma semplicemente i raccomandati: figli o parenti di celebri medici avvocati ecc. (o addirittura di mafiosi) che comprano le lauree e talvolta esercitano la professioni senza nessuna legalizzazione.
    Allora a volte mi domando: come posso io entrare alla facoltà di medicina in queste condizioni? Come posso realizzare il mio sogno in questo contesto? Perchè agli altri deve essere concesso anche se non lo meritano minimamente e per me (che non sarò tutta questa scienziata ma penso sicuramente di meritarlo più di queste persone) ci devono essere tutti questi impedimenti?
    Probabilmente le risposte a queste domande,per quanto stupide e infantili possano sembrare, non si troveranno mai, perlomeno finchè le cose in Italia continueranno ad andare in questo modo. L'unica cosa che posso aggiungere è che cercherò di metterci tutta la mia forza di volontà per non lasciare il mio futuro ed il mio presente in balia delle ingiustizie e soprattutto per cercare di realizzare il mio sogno e per fare le cose che mi piaccono.
    Spero che non mi consideriate troppo infantile o troppo idealista dopo aver letto questo commento, ma dato che la professoressa ce lo ha assegnato come compito ho cercato di scrivere al meglio possibile tutto quello che penso!
    (Per L.: sono carini questi video dei vocaloid!)

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  13. La mia non era un'invettiva a chi soffre d'acne, quello che cercavo di dire, forse con tanti giri di parole e fronzoli vari da gigione è che il quattordicenne (quello che chiamo "brufoloso") nei 5 anni di liceo oltre ad apprendere come una spugna quello che gli viene somministrato nelle famigerate 5 ore da 60 minuti possa estendere i suoi interessi e diventare adulto che secondo il mio infame e bassissimo pensiero è più importante di uscire con 100.
    Credo di essere un campione dell'incomprensione.
    Comunque ho dei cari amici che si sono licenziati con 100 che se lo meritavano (secondo me sono persone adulte) altrettanti carissimi amici che non sono diplomati con 100 ma che sono molto più maturi, gente che è uscita con 100 e non se lo meritava per niente e non è adulta.
    Resto dell'idea che non sarà una valutazione a determinare il mio futuro ma il mio impegno la mia determinazione, è molto zen, ma credo che stia funzionando.
    PS ho i brufoli
    PPS forse siamo molto più adulti noi parlando di queste cose che di tanti 100. Vi auguro soltanto di diventare adulti, vivere di quello che vi piace fare al di là dei giudizi che riceverete.

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  15. La questione dei voti vedo che interessa molti di noi e vedo anche che ha offuscato le menti di tutti leggendo i vari commenti.
    Personalmente sono d'accordo con tutti voi ma al tempo stesso non lo sono, non so ben spiegare.
    Il voto è importante ora perché, anche se molto poco preciso possa essere, è quello stesso voto che permette di passare certi esami, che permette di poter dare ripetizioni a ragazzi più piccoli ma frequentanti la tua stessa scuola, come ha fatto mia sorella e come ha cercato di fare una sua amica. Mia sorella, scrivendo il voto con il quale è uscita dallo scientifico sui volantini, è riuscita a dare ripetizioni, la sua amica, uscita con meno, no. Anche se potrebbe sembrare una baggianata questa, alla fine uscire con un certo voto aiuta! E poi, comunque prendere un 7, un 8 o un 9 in un'interrogazione o compito che sia, o superare gli esami con 100 o 90, penso dia soddisfazione allo stesso ragazzo che ha faticato per arrivare a tanto!
    D'altra parte il voto alto non fa di noi uomini saggi, come un voto basso non fa di noi delle "zappe". Certo, gli studi scolastici preparano per il futuro e stare 5\6 ore in classe aiuta a saper vivere meglio con altri ragazzi e persone adulte, però sentirsi male per cercare di andare bene e prendere più che la sufficienza non penso sia affatto sano!
    Non riesco, purtroppo, a dire nient'altro perché quello che vorrei dire l'ho trovato scritto un po' qua e un po' là nei vari commenti e mi sembrerebbe stupido ripeterli di nuovo. Il mio pensiero sta tutto scritto in queste poche righe, spero sia tuttavia un commento esauriente.

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  16. Accidenti quanto avete scritto tutti quanti!!! Alla fine il discorso si è spostato (come forse era inevitabile accadesse) sulla questione dei voti e soprattutto su quale peso vada essi attribuito. Personalmente credo che i voti, come ormai è stato detto e ribadito più volte, abbiano un'importanza relativa almeno da un punto di vista teorico, in quanto la valutazione (così come anche la singola prestazione dello studente)può essere influenzata da diversi fattori. Tuttavia, come ha confermato Ilaria con un esempio molto chiaro, nella pratica la questione è ben diversa: i voti sono dei giudizi, freddi, distaccati, ma pur sempre giudizi con i quali volenti o nolenti ci dovremo sempre confrontare. Un voto alto non ci renderà mai persone migliori davanti allo specchio, ma, chissà, forse avrà una certa ripercussione sull'idea che gli altri vorranno farsi di noi.
    Secondo me il problema fondamentale non riguarda tanto le valutazioni quanto più ciò che viene valutato. Ecco, ora inizia la parte contorta, liberi di non leggere!!!!
    Come dicevo, il problema è in ciò che i voti rappresentano, perchè spesso mi sorge un dubbio: ma cosa realmente indica quel numeretto scritto a penna rossa?? Quantifica le mie conoscenze? Quantifica le mie abilità? Probabilmente non quantifica proprio niente, forse l'impegno, quello sicuramente anzi, ma credo sia proprio per questo che il voto viene considerato dagli studenti (e forse pure dai prof.) come un traguardo da raggiungere, come il premio per essere stati attenti e diligenti come si conviene. Bello.
    Secondo la mia opinione l'Italia non ha bisogno di un computer in ogni aula (anche perchè farebbe una brutta fine!), ma ha bisogno di una scuola che sappia stimolare, che coltivi i talenti e le capacità individuali degli studenti, senza schiacciarli su pagine di libri che tra qualche mese saranno già dimenticate,forse allora i voti assumerebbero un significato più concreto. Purtroppo qui mi vedo in un certo senso "costretta" a dare ragione a Jessika, poichè i giovani hanno sempre più spesso la dimostrazione che l'originalità sia...poco apprezzata...in questo paese e credo che la cosa sia pienamente giustificata quando vediamo figli di politici dalla carriera tanto brillante quanto immeritata ed il presidente del Consiglio invita i giovani ricercatori a cercare lavoro all'estero, a lasciare il loro paese d'origine che a quanto pare è troppo arido per dar da bere a tutti.
    Il filo su cui camminare ci è stato tagliato.

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  17. Bello, questo vostro ragionare. Condivisibile. Chiaro. Coerente. Personale. Bello!

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