lunedì 20 dicembre 2010

LA MIA TESINA (pulcinella)

PULCINELLA

Pulcinella, buffone, è una maschera tipicamente napoletana. Furbo, semplicione, vivace, spensierato, triste, ottimista, pigro, attaccabrighe, goloso, spiritoso, caustico, cinico, irriverente, farfallone: infedele alla moglie Zeza, di volta in volta innamorato di Colombina, talvolta pure ladro, ma come se col furto esercitasse un diritto.

Definizioni per Pulcinella

In origine Policinella, che leggenda vuole nato dall’uovo;

Da “pulcinello”, che significa “piccolo pulcino” ;

dal latino Pullicenus, in assonanza fra il suono prodotto dalla pivetta, il piccolo strumento metallico spesso usato, posizionato in prossimità della gola, e il verso della chioccia;

il Fainelli lo fa risalire a Pulcinella Dalle Carceri, veronese, che viveva di espedienti e finì in carcere (ma non spiega come il nome sarebbe giunto a Napoli);

secondo Benedetto Croce, Pulcinella nacque solo nel Seicento e il suo nome sarebbe la deformazione di quello di un certo Puccio d'Aniello.

secondo altri deriverebbe dal nome di un attore che lo impersonava, Paolo Cinelli (che i francesi, allora dominatori, chiamavano Paul Cinelli), oriundo di Acerra, località in provincia di Napoli ove ancora c’è un palazzetto settecentesco detto “la casa di Pulcinella”.

Le origini della maschera

Le sue origini sono lontanissime nel tempo, si fanno risalire alle favole atellane, dove l’osco Maccus, lazzarone, invadente, e a volte ladro, e il latino Pappus, fifone e saccente si amalgamano.

Per quanto riguarda il costume, s’ignora quale fosse quello iniziale, e la maschera talvolta è stata bianca, talvolta nera.

A Parigi il comico romano Argieri, alla fine del XV secolo, indossava un costume quasi simile a quello attuale, però con barba e lunghi baffi, in testa un cappello di feltro a larghe tese sopra una berretta bianca;

nelle illustrazioni di Jacques Callot del 1621,“I balli di Sfessania”, alla maschera, bianca, manca il “coppolone” in testa ed ha i baffi, e Pulcinella ha doppia gobba;

il Barbançois, alla corte del cardinale Mazarino, nel 1645, lo rappresentava con giubba e calzoni gialli e rossi rifiniti con un gallone verde, un berretto, un mantello corto, maschera con naso ad uncino e baffi;

nel XVIII secolo il Tiepolo rappresentò i “Pulcinelli acrobati” sia con la maschera bianca che con quella nera;

il disegnatore, ritrattista e caricaturista Pier Leone Ghezzi (1674-1755) con la maschera nera;

nelle descrizioni delle rappresentazioni allo storico teatro San Carlino Pulcinella indossa, invece,gli abiti usuali che conosciamo.

Pulcinella oggi

Pulcinella sopravvive, più delle altre maschere, malinconico superstite di un tempo che più non è, costretto ancora nel suo bianco camicione, con il volto parzialmente celato dalla mezza maschera nera.

In tempi più recenti, il Maestro napoletano Aniello Scotto, ha rivisitato il mito della maschera napoletana, Pullicenella: secondo Scotto, tutte le iconografie ci hanno trasmesso un aspetto esteriore di Pulcinella, ma non vi è stato mai chi abbia cercato di sbirciare cosa vi fosse, sotto il nero di quella maschera, così ha presentato dipinti, carboni ed incisioni fortemente ispirati da un’intensa reinterpretazione. Sembra che, col tratto forte del suo disegno, con la potenza della rappresentazione personalissima, egli voglia dare un volto a Pulcinella. Voglia non solo togliergli la maschera, ma costruirgliene un’altra che lo sottragga, come abbiamo detto, ai luoghi comuni, agli stereotipi iconografici della tradizione antica e recente.


Repertorio dei "lazzi"

Per documentare l’attività dei comici dell’Arte, mancando opere, ci si riferisce a testi non letterari, ma riguardanti le tecniche teatrali, cioè gli schemi di sceneggiatura, i canovacci, l’arte mimica, il repertorio dei lazzi assegnati alle singole maschere. Tra l’altro, anche vari lazzi per Pulcinella, erano espressivi dell’humor faceto delle situazioni indecenti, basati sul doppio senso, combinando gli opposti (ridere e piangere), giocando sul modo di dire preso alla lettera, sulla sostituzione di persona.

Ecco alcuni lazzi Per pulcinella:

Lazzo del piangere e ridere

Il lazzo del piangere e ridere è che uno si fa gioco l'altro, come allor che il vecchio piange per la partenza del figlio e ride per aver campo aperto senza gelosia di goder l'innamorata. L'istesso fa il figlio.

Lazzo della creanza

Il lazzo della creanza è che Pulcinella domanda alla moglie se qualcuno l'ha salutata; lei risponde che con la creanza(pensiero) l'ha restituto, e così segue ad aprirgli la porta, farlo entrare, farlo sedere, e Pulcinella dice che con la creanza è un becco cornuto. Lo stesso si può dire in altra persona

.●Lazzo di bontà di Pulcinella

Il lazzo della bontà di Pulcinella è che lui, sentendo dal Capitano o da altri dire che lo vogliono uccidere, e non essendo conosciuto lui loda se stesso con dire: «Pulcinella è orno faceto, semplice e buono».

Il lazzo della mosca

Il lazzo della mosca è quando Pulcinella, essendo stato lasciato a guardia della casa del padrone e domandatogli se in casa vi è nessuno, lui dice non esserci una mosca. Il padrone vi trova gente, rinfaccia Pulcinella e lui dice: “Non ci hai trovato mosche, ma omini”.


Fonti:

Per prima cosa, preciso che l'idea me l'ha data il mio ragazzo Germano, consigliandomi di fare questo approfondimento su pulcinella e io l'ho trovata una bella idea, che mi ha incuriosito molto, soprattutto per sapere i vari cambiamenti che ha subito dalle fabule atellane ad oggi!

Ho deciso di non affidarmi ad un solo sito, ma a diversi. Innanzitutto ho scritto su google "pulcinella teatro barocco"; non sono andata a vedere su wikipedia, ma per primo ho consultato il sito http://www.letteraturaalfemminile.it, dove c'era questo post proprio su pulcinella. Inoltre all'inizio è stato specificato che le fonti sono state prese dal libro Francesca Santucci, Suggestioni e meraviglie, Kimerik 2009, quindi molto affidabile.

Dopodiché ho consultato il sito http://www.baroque.it, dove non c'era molto su pulcinella, ma qualcosa l'ho presa.

Il terzo sito non lo trovo più. ma da questo ho preso qualcosa per la prefazione.

Alla fine ho visitato wikipedia, nel quale c'erano scritte più o meno le altre cose che avevo già preso, ma qualcosa mi è stato utile.




Nessun commento:

Posta un commento