sabato 25 dicembre 2010

Storia di una ragazza e del suo maggiordomo

Per motivi di vacanza i capitoli saranno micro

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Capitolo 1
Nel buio della notte, alla luce della luna piena, una carrozza stava attraversando una strada fra i boschi, per poter arrivare alla tenuta dei Deadhive. I passeggeri, un uomo e una donna, probabilmente una coppia di sposi, e un ragazzo che aveva appena superato i 20 anni, erano continuamente sottoposti agli scossoni derivati dalla strada in pessime condizioni. Uno di essi fece saltare il giovane fino al soffitto, fra gli occhi stupiti degli spettatori. Dopo che era tornato a posto, la ragazza gli chiese:”Sta bene, scrittore?”
Il ragazzo toccandosi la testa, per vedere se non fosse successo nulla di grave,rispose:”S-si,la ringrazio per l’interessamento”
Dopo quelle parole calò un pesante silenzio ,erano stati zitti per tutto il viaggio e quel vuoto di parole era abbastanza triste. Ad un certo punto l’uomo fece una mezza risata e in mezzo agli occhi curiosi dei presenti spiegò:”Vede, ridevo non per il suo piccolo incidente,ma per il fatto che per l’imbarazzo d’incontrare uno sconosciuto e starci cosi vicino nessuno dei presenti parla”.
A quelle parole pure lo scrittore fece un mezzo sorriso e disse:”Eh, già. Uhm, se non sono troppo inopportuno, potrei chiedervi chi siete?”
Stavolta la donna rispose:”Se prima lei risponderà alla medesima domanda”
Il ragazzo fece una piccola risata e si presentò:”Sono un redattore del giornale “The Review” del signor Defoe”
“Io sono Susan Sutcliffe ,e lui è mio marito Jack”. Dopo averlo detto si appoggiò allo sposo,e aggiunse:”E siamo i proprietari dell’impresa Game Sutcliffe”.
Lo scrittore li guardò stupito:”Siete i proprietari di una delle due più grandi imprese di giocattoli?!”
Gli rispose il marito:”Perché si meraviglia tanto?Pensava fossimo diversi?”
“Beh in realtà,sì. Non so di preciso come...ha presente quelle idee un po’ confuse che non prendono corpo?”
“Sì, ho presente, e molto bene, è sempre così quando bisogna inventare un nuovo giocattolo non sappiamo di preciso cosa vogliamo. Stiamo andando dal conte Deadhive per motivi d’affari,voi?”
Lo scrittore rispose molto sinceramente:”Non saprei dirle, sono solo una persona di poco conto”
Passarono altre due o tre ore prima che la carrozza arrivò a destinazione. La residenza del Conte era una villa con un meraviglioso giardino, che però per il fatto fosse notte incuteva una certa paura. La Carrozza si fermò davanti all’entrata. Dopo che furono scesi tutti, il mezzo con cui erano arrivati partì subito, come se avesse timore di qualcosa. I presenti erano abbastanza sorpresi di ciò, ma non fecero in tempo a parlare che la porta si aprì, mostrando il padrone di casa con il suo maggiordomo

martedì 21 dicembre 2010

Ho messo 9 a Giulia - e ho cominciato a leggere L.

Alla vigilia di una giornata che comunque si annuncia importante, che io spero sia di confronto, dibattito e pace per le strade di Roma, permettetemi di apprezzare pubblicamente Giulia e L.

A parte le cosiddette "griglie di valutazione" (il termine mi sa orribile, ma tant'è) che trovate sul sito della scuola, ho messo 9 a Giulia per tre motivi:
1) lo spirito di iniziativa e la creatività;
2) la capacità di organizzarsi in modo autonomo;
3) le sue competenze linguistiche e comunicative che ci hanno permesso di seguire con interesse la sua esposizione.

SPIRITO DI INIZIATIVA E CREATIVITA'. Compreso il compito da svolgere, Giulia ha preso l'inizitiva di trovare un argomento che le interessasse; ha cercato materiale, l'ha selezionato, l'ha assemblato secondo un progetto suo, in pochi giorni e nonostante gli altri compiti da fare;

CAPACITA' DI ORGANIZZARSI IN MODO AUTONOMO. Giulia ha inserito la sua tesina sul blog, si è dichiarata pronta, ha affrontato la prova, è rimasta dentro i 10 minuti assegnati;

COMPETENZE LINGUISTICHE E COMUNICATIVE; Giulia ha spiegato con un italiano corretto e abbastanza fluente, senza timidezze, senza voce troppo bassa, o troppo veloce, o troppo lenta, o troppo stentata (come non di rado accade...).

Non ho dato 10 a Giulia perché sono mancate le due seguenti cose:
1) Giulia non ha citato la sua bibliografia (le fonti del suo lavoro), citazioni che sono invece obbligatorie in una una ricerca o uno studio;
3) si è espressa bene ma non in modo eccellente (ossia particolarmente appropriato, espressivo ed efficace).
Parliamo in ogni caso del 10 (voto che probabilmente non metterei neppure a me stessa - tanto meno a me stessa)

Appena scritto questo post, comincerò a leggere il racconto di L. che ha dimostrato spirito di iniziativa e capacità di organizzazione anche lui. Si è dato la regola di inserire puntate del suo racconto una volta a settimana (spero che il racconto non abbia niente a che vedere con lo spirito di un cartone che oggi abbiamo commentato, cmq) e lo ha fatto.

Alla vigilia di un giorno importante, dico che la gioventù di questo paese ce la farà sicuramente (ad uscire dalla crisi, ad inventare una nuova società) se saprà utilizzare la creatività, lo spirito di iniziativa e l'organizzazione, le competenze, la fiducia.
C'è da reinventare tutto: l'economia, la politica, i rapporti umani.
Voi ce la farete. A un patto, secondo me: non arrendersi, lottare, studiare, guardarsi intorno, capire,

I Fantastici Viaggi di Gulliver Trailer Italiano Ufficiale

lunedì 20 dicembre 2010

LA MIA TESINA (pulcinella)

PULCINELLA

Pulcinella, buffone, è una maschera tipicamente napoletana. Furbo, semplicione, vivace, spensierato, triste, ottimista, pigro, attaccabrighe, goloso, spiritoso, caustico, cinico, irriverente, farfallone: infedele alla moglie Zeza, di volta in volta innamorato di Colombina, talvolta pure ladro, ma come se col furto esercitasse un diritto.

Definizioni per Pulcinella

In origine Policinella, che leggenda vuole nato dall’uovo;

Da “pulcinello”, che significa “piccolo pulcino” ;

dal latino Pullicenus, in assonanza fra il suono prodotto dalla pivetta, il piccolo strumento metallico spesso usato, posizionato in prossimità della gola, e il verso della chioccia;

il Fainelli lo fa risalire a Pulcinella Dalle Carceri, veronese, che viveva di espedienti e finì in carcere (ma non spiega come il nome sarebbe giunto a Napoli);

secondo Benedetto Croce, Pulcinella nacque solo nel Seicento e il suo nome sarebbe la deformazione di quello di un certo Puccio d'Aniello.

secondo altri deriverebbe dal nome di un attore che lo impersonava, Paolo Cinelli (che i francesi, allora dominatori, chiamavano Paul Cinelli), oriundo di Acerra, località in provincia di Napoli ove ancora c’è un palazzetto settecentesco detto “la casa di Pulcinella”.

Le origini della maschera

Le sue origini sono lontanissime nel tempo, si fanno risalire alle favole atellane, dove l’osco Maccus, lazzarone, invadente, e a volte ladro, e il latino Pappus, fifone e saccente si amalgamano.

Per quanto riguarda il costume, s’ignora quale fosse quello iniziale, e la maschera talvolta è stata bianca, talvolta nera.

A Parigi il comico romano Argieri, alla fine del XV secolo, indossava un costume quasi simile a quello attuale, però con barba e lunghi baffi, in testa un cappello di feltro a larghe tese sopra una berretta bianca;

nelle illustrazioni di Jacques Callot del 1621,“I balli di Sfessania”, alla maschera, bianca, manca il “coppolone” in testa ed ha i baffi, e Pulcinella ha doppia gobba;

il Barbançois, alla corte del cardinale Mazarino, nel 1645, lo rappresentava con giubba e calzoni gialli e rossi rifiniti con un gallone verde, un berretto, un mantello corto, maschera con naso ad uncino e baffi;

nel XVIII secolo il Tiepolo rappresentò i “Pulcinelli acrobati” sia con la maschera bianca che con quella nera;

il disegnatore, ritrattista e caricaturista Pier Leone Ghezzi (1674-1755) con la maschera nera;

nelle descrizioni delle rappresentazioni allo storico teatro San Carlino Pulcinella indossa, invece,gli abiti usuali che conosciamo.

Pulcinella oggi

Pulcinella sopravvive, più delle altre maschere, malinconico superstite di un tempo che più non è, costretto ancora nel suo bianco camicione, con il volto parzialmente celato dalla mezza maschera nera.

In tempi più recenti, il Maestro napoletano Aniello Scotto, ha rivisitato il mito della maschera napoletana, Pullicenella: secondo Scotto, tutte le iconografie ci hanno trasmesso un aspetto esteriore di Pulcinella, ma non vi è stato mai chi abbia cercato di sbirciare cosa vi fosse, sotto il nero di quella maschera, così ha presentato dipinti, carboni ed incisioni fortemente ispirati da un’intensa reinterpretazione. Sembra che, col tratto forte del suo disegno, con la potenza della rappresentazione personalissima, egli voglia dare un volto a Pulcinella. Voglia non solo togliergli la maschera, ma costruirgliene un’altra che lo sottragga, come abbiamo detto, ai luoghi comuni, agli stereotipi iconografici della tradizione antica e recente.


Repertorio dei "lazzi"

Per documentare l’attività dei comici dell’Arte, mancando opere, ci si riferisce a testi non letterari, ma riguardanti le tecniche teatrali, cioè gli schemi di sceneggiatura, i canovacci, l’arte mimica, il repertorio dei lazzi assegnati alle singole maschere. Tra l’altro, anche vari lazzi per Pulcinella, erano espressivi dell’humor faceto delle situazioni indecenti, basati sul doppio senso, combinando gli opposti (ridere e piangere), giocando sul modo di dire preso alla lettera, sulla sostituzione di persona.

Ecco alcuni lazzi Per pulcinella:

Lazzo del piangere e ridere

Il lazzo del piangere e ridere è che uno si fa gioco l'altro, come allor che il vecchio piange per la partenza del figlio e ride per aver campo aperto senza gelosia di goder l'innamorata. L'istesso fa il figlio.

Lazzo della creanza

Il lazzo della creanza è che Pulcinella domanda alla moglie se qualcuno l'ha salutata; lei risponde che con la creanza(pensiero) l'ha restituto, e così segue ad aprirgli la porta, farlo entrare, farlo sedere, e Pulcinella dice che con la creanza è un becco cornuto. Lo stesso si può dire in altra persona

.●Lazzo di bontà di Pulcinella

Il lazzo della bontà di Pulcinella è che lui, sentendo dal Capitano o da altri dire che lo vogliono uccidere, e non essendo conosciuto lui loda se stesso con dire: «Pulcinella è orno faceto, semplice e buono».

Il lazzo della mosca

Il lazzo della mosca è quando Pulcinella, essendo stato lasciato a guardia della casa del padrone e domandatogli se in casa vi è nessuno, lui dice non esserci una mosca. Il padrone vi trova gente, rinfaccia Pulcinella e lui dice: “Non ci hai trovato mosche, ma omini”.


Fonti:

Per prima cosa, preciso che l'idea me l'ha data il mio ragazzo Germano, consigliandomi di fare questo approfondimento su pulcinella e io l'ho trovata una bella idea, che mi ha incuriosito molto, soprattutto per sapere i vari cambiamenti che ha subito dalle fabule atellane ad oggi!

Ho deciso di non affidarmi ad un solo sito, ma a diversi. Innanzitutto ho scritto su google "pulcinella teatro barocco"; non sono andata a vedere su wikipedia, ma per primo ho consultato il sito http://www.letteraturaalfemminile.it, dove c'era questo post proprio su pulcinella. Inoltre all'inizio è stato specificato che le fonti sono state prese dal libro Francesca Santucci, Suggestioni e meraviglie, Kimerik 2009, quindi molto affidabile.

Dopodiché ho consultato il sito http://www.baroque.it, dove non c'era molto su pulcinella, ma qualcosa l'ho presa.

Il terzo sito non lo trovo più. ma da questo ho preso qualcosa per la prefazione.

Alla fine ho visitato wikipedia, nel quale c'erano scritte più o meno le altre cose che avevo già preso, ma qualcosa mi è stato utile.




domenica 19 dicembre 2010

Storia di una ragazza e del suo maggiordomo - Prologo -

Il Romanzo, uno dei generi più usati nella letteratura, a sua volta si suddivide in vari generi; fra i più noti c'è quello romantico, quello comico e quello gotico. Esso venne elaborato, nella sua versione moderna, in Inghilterra nel sec. XVIII, secolo in cui si poteva riconoscere l'emergere della classe borghese. Infatti veniva scritto e letto principalmente da questa classe sociale, e pure i protagonisti di solito provenivano da essa. Il romanzo veniva pubblicato in riviste periodiche, che, oltre alla storia, offrivano varie notizie.
La storia classica prevedeva un protagonista del tutto normale che viveva delle avventure straordinarie, ma con un certo tocco di realismo.
Il genere su cui mi soffermerò è quello gotico, in cui ci si concentra sulla psicologia del personaggio, sulle sue paure e su i suoi pensieri. Le ambientazioni di solito sono dei castelli diroccati,delle segrete oppure altri luoghi cupi che si adattano alla narrazione.
Ma dopotutto il filo conduttore del romanzo gotico è la paura. La paura dell'ignoto, la paura di ciò che non capiamo, la paura di noi stessi
Non mi dilungo più di tanto poichè la cosa più importante in un libro non è la prefazione, ma la storia stessa, il prologo sarà una lettera inviata dal "protagonista" ad un suo amico. Gli altri capitoli verrano scritti in terza persona e verrano messi sul blog ogni domenica


Storia di una ragazza e del suo maggiordomo

"12/06/1704

La cosa che più mi sorprese di quell'invito era senza dubbio quello che rappresentava in sé,ovvero l'invito,come dice il nome, ad andare in un determinato luogo poiché, si spera ,è gradita la nostra persona. Io come modesto redattore del giornale "The Review" del signor Defoe, non avrei motivo alcuno di ricevere una tale lettera, sopratutto se tale lettera provenisse da una delle famiglie nobili del luogo, che mi chiede di passare una settimana nella loro dimora, gli Deadhive ,che a parer mio hanno un nome ed una fama abbastanza discutibili. Però, secondo me,tale fama al momento è sicuramente falsa, poichè la capofamiglia è solamente una ragazzina, e in aggiunta ho sentito dire che ha venduto le fabbriche d'armi e altre diavolerie del genere, sta investendo nell'industria dei giocatoli e dei dolciumi, e se devo essere sincero di questi ultimi sono un suo affezionato cliente. L'unica cosa che mi preoccupa è il suo maggiordomo; si dice che sia talmente spaventoso da sembrare un demone ,io non sono uno che ascolta le voci, ma sono uno che vola abbastanza con la fantasia...
Poichè tu, amico mio, se la memoria non m'inganna, ti sei assentato dalla patria, per uno dei tuoi soliti viaggi in quel periodo in cui avvenero tutte quelle faccende che fecero salire al ruolo di capofamiglia quella povera ragazza, te li spiegherò io.
Ella è una dei pochi superstiti di un incidente ferroviario; poichè esso è avvenuto in un tratto lontano dalla cosiddetta civiltà, non hanno ricevuto soccorso. Quindi i sopravissuti hanno dovuto vagare per circa due settimane fra i boschi, ed ella riuscì a rimanere viva solo grazie ad un signore che aveva preso quel treno per pura coincidenza; quando uscì da quell'inferno, forse perché oramai provava un certo affetto nei confronti della signorina che sfortunatamente aveva perso i genitori, divenne il suo maggiordomo. Altro tipo di discorso è quello riguardo la mia attività letteraria che sta, ad essere sinceri, decadendo; non riesco più a trovare ispirazione per i miei racconti.
Ti saluto mio caro amico, sperando di rivederci il prima possibile."

Finì di scrivere la lettera e subito dopo aver appogiato la penna sulla scrivania si sentì qualcuno che bussava alla porta e che parlando a voce alta:"Signor scrittore è arrivata la carrozza che la porterà alla residenza Deadhive". Con un leggerò sospiro si alzò dalla sedia, prese la valigia, e prima di uscire dalla stanza guardò la sua scrivania di legno, su cui aveva appena scritto, toccata dai raggi del sole che filtravano dalla finestra davanti ad essa,e fece un altro sospiro.

Ogni riferimento a persone o cose (NON) è puramente casuale!