mercoledì 29 settembre 2010

Il Manierismo

Il termine indica il movimento artistico sviluppatosi in Italia e in Europa dal 1520 circa alla fine del secolo.
Il termine "maniéra" ero già in uso nel Quattrocento e nel Cinquecento con il significato prevalente di stile personale o della bottega, mentre nelle Vite di G. Vasari le espressioni equivalenti "gran maniera" e "maniera moderna" sono utilizzate con specifico significato critico riferito all'arte della "terza età", a partire da Leonardo sino a Raffaello e a Michelangelo. L'esaltazione vasariana della "maniera moderna" esprime per altro la consapevolezza che l'arte dei grandi maestri, in particolare di Michelangelo, segna sì il culmine del Rinascimento, ma anche la chiusura definitiva di quell'esperienza, e quindi l'esigenza di ricercare nuove strade proprio a partire dai punti più alti raggiunti. Attraverso il continuo confrontarsi e misurarsi con l'opera dei maestri e con il significato di questa (la storia dell'arte in senso moderno inizia proprio con il Vasari), il Manierismo ricavò la consapevolezza teorica che la crisi degli ideali artistici rinascimentali era irrimediabile in quanto specchio della crisi di quella civiltà, per cui proprio attraverso la riflessione quasi ossessiva sui problemi della forma pose al centro del fare artistico la riflessione sulla storia e sul ruolo in questa dell'arte e dell'artista. Nell'aver saputo cogliere i nessi profondi che legano l'arte alla società e nell'aver voluto esprimerli mediante il linguaggio specifico dell'arte è il contributo maggiore e l'aspetto di "contemporaneità" del Manierismo.
Non sorprende quindi che la problematica manierista, legata all'analisi e alla rappresentazione di una crisi profonda di "valori", fosse fraintesa nelle epoche seguenti, tese all'affermazione e all'esaltazione di nuovi "valori". Così come non sorprende il ribaltamento critico in questo secolo, dopo il 1920, quando si impone drammaticamente alla cultura mondiale lo stesso tipo di problemi e, grazie all'avanguardie storiche , fu riscoperto il fascino di un'arte insofferente verso l'ordine e la misura classici e caratterizzata da una volontà inesauribile di ricerca e di sperimentazione.
Le prime manifestazioni del Manierismo coincidono con l'attività a Firenze di Rosso Fiorentino e del Pontormo, ma il centro più importante sino al 1527 fu Roma, in cui operarono i maggiori artisti del momento da Rosso stesso al Parmigianino, a Pietro Bonaccorsi, detto Pierin del Vaga e a Polidoro da Caldera, detto da Caravaggio. La diaspora degli artisti conseguente al sacco di Roma (1527) favorì la rapida diffusione del movimento in tutta Italia. Roma, tuttavia, riprese ben presto il proprio ruolo e vi lavorarono tra gli altri Daniele Ricciarelli, detto da Volterra, il Vasari, Taddeo e Federico Zuccari e Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino. A Firenze, l'altro grande centro di diffusione, operarono oltre al Vasari, Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino, Bernardo Buontalenti, B. Ammannati, il Giambologna e B.Cellini.
Altri centri importanti furono Mantova, dove Giulio Pippi, detto Giulio Romano operò dal 1524, e Venezia, con Giovanni Nanni, detto da Udine, il Sansovino, il Tintoretto, dalla cui scuola uscì El Greco, che dipinse però quasi tutte le sue opere in Spagna, e il Palladio.
Il Manierismo si diffuse anche in tutta Europa grazie ai viaggi sempre più numerosi degli artisti e allo stabilirsi di artisti italiani in altri Paesi, come Rosso Fiorentino e Francesco Primaticcio a Fontainbleau, in Francia, da cui ebbe origine l'omonima scuola, attiva ancora nei primi decenni del Seicento. Altri grandi centri furono Anversa, Haarlem e Utrecht, nei Paesi Bassi; Augusta e Monaco, in Baviera; Praga, con la corte di Rodolfo II, e infine la Spagna.

2 commenti:

  1. grazie, ilaria.
    Se i tuoi compagni vogliono studiare su questo tuo scritto,anziché sugli appunti presi in classe, per me va bene.

    C'è una cosa che propongo a tutti.
    Quando prendete l'inizitiva di inserire commenti o sintesi sugli argomenti trattati (come ha fatto Ilaria, ancora grazie) indicate sempre la bibliografia, cioé le cose che avete letto e i testi da cui avete tratto le informazioni per scrivere.

    E' il metodo di ogni approccio di studio non meramente scolastico.

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  2. Non sapevo se scriverlo oppure no. Comunque questo approfondimento l'ho preso dall'"Enciclopedia Dei Ragazzi" (Rizzoli).

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